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Sostegno alle guardie di confine e al penitenziario Realta

Durante la crisi del coronavirus gli specialisti della sicurezza (Spez Si) della protezione civile, su incarico della polizia cantonale, hanno sostenuto il corpo delle guardie di confine e il personale del penitenziario Realta.

Tra il 27 marzo 2020 e il 1° giugno 2020 ai confini grigionesi di Martina (Valsot), Campocologno (Brusio) e Castasegna (Bregaglia) sono stati dispiegati due specialisti della sicurezza su ogni valico per assistere il corpo delle guardie di confine durante la chiusura notturna dei confini. Due volte per notte i militi della protezione civile hanno aperto il valico di confine per lasciar passare il personale sanitario. In questo modo è stato garantito che il personale potesse recarsi in Svizzera per la rotazione delle squadre o tornare a casa. Gli specialisti della sicurezza hanno inoltre assicurato il transito delle organizzazioni di primo intervento anche durante la chiusura del confine. Di giorno i militi della protezione civile hanno sorvegliato il "confine verde" e segnalato eventuali episodi alla guardia di confine. I militi della protezione civile che hanno prestato servizio ricordano soprattutto la buona collaborazione con la guardia di confine. Nonostante le riserve e le molte incertezze dovute al nuovo tipo di incarico, tutto ha funzionato alla perfezione. Anche se i turni di notte sono stati lunghi, la nuova esperienza viene vista come un arricchimento. Alcuni militi della protezione civile vorrebbero continuare a lavorare con la guardia di frontiera anche in futuro.

Nel penitenziario Realta sono stati dispiegati ogni giorno cinque specialisti della sicurezza che hanno aiutato il personale presente ad assistere, sorvegliare e accudire i detenuti. L’aiuto è consistito nel distribuire cibo, accompagnare i detenuti durante le uscite o alle visite mediche, ma anche nell’applicazione delle linee guida dell’UFSP. Nonostante le riserve iniziali, il lavoro molto variegato è stato molto apprezzato. Gli specialisti della sicurezza in servizio hanno ricevuto, in vista del loro intervento, una formazione specifica e sono stati ben integrati nel team esistente. Un milite che ha partecipato all’intervento riferisce che i detenuti avrebbero mostrato il proprio interesse per la protezione civile e per i compiti affidati agli specialisti della sicurezza.

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