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Sessione: 15.06.2016

Il settore dell'energia è unanime nel convenire che le capacità di stoccaggio rappresentano la valuta elettrica del futuro. Le produzioni poco pianificabili da fonti di energia rinnovabile come acqua, sole e vento devono essere stoccate per un utilizzo commisurato al fabbisogno. Proprio i riscaldamenti elettrici ad accumulazione e i boiler sono accumulatori energetici sperimentati, che rappresentano una reale alternativa alle soluzioni con batterie. Tali soluzioni ad accumulazione sono tuttavia vietate dall'art. 10 della vigente legge sull'energia. La regolamentazione citata risale a un periodo in cui si paventava un'imminente scarsità di elettricità. Nel frattempo si è verificato il contrario: a livello europeo vi è elettricità a sufficienza, tuttavia si riscontra al contempo una scarsa capacità di stoccaggio. In considerazione dell'attuale situazione sul mercato dell'energia, il divieto di riscaldamenti elettrici ad accumulazione e di sistemi elettrici diretti per il riscaldamento dell'acqua calda sanitaria non ha alcun senso.

 

Al contempo va riconsiderato anche il divieto posto ai riscaldamenti elettrici diretti. La forza idrica in generale e quindi anche la forza idrica grigionese si trova in una fase di crisi profonda che minaccia la sua stessa esistenza. Le aziende che non hanno clienti finali vincolati devono vendere la propria energia a prezzi da dumping nel mercato dell'elettricità. Al contempo l'art. 10 della vigente legge sull'energia vieta il consumo di elettricità per scopi di riscaldamento o, come menzionato in precedenza, per la produzione di acqua calda. Non si capisce quindi il motivo per cui la vendita dell'elettricità generata in centrali idroelettriche locali o prodotta in modo pulito in altro modo venga limitata, mentre questa elettricità debba essere "regalata" al mercato dell'elettricità.

 

Entrambe le questioni tengono conto dell'articolo sullo scopo della legge cantonale sull'energia, la quale richiede uno sfruttamento dell'energia efficiente, sostenibile, economico e rispettoso dell'ambiente.

 

Il Governo viene incaricato di modificare in tempi rapidi l'art. 10 della vigente legge sull'energia in modo tale che la limitazione relativa allo stoccaggio e al consumo di elettricità prodotta in modo pulito venga eliminata.

 
Coira, 15 giugno 2016

 

Müller, Joos, Alig, Aebli, Buchli-Mannhart, Caduff, Casty, Casutt-Derungs, Clalüna, Danuser, Epp, Felix (Haldenstein), Felix (Scuol), Grass, Gunzinger, Hardegger, Hitz-Rusch, Holzinger-Loretz, Hug, Kasper, Koch (Tamins), Koch (Igis), Kollegger, Komminoth-Elmer, Kuoni, Lamprecht, Lorez-Meuli, Mathis, Michael (Donat), Niggli (Samedan), Niggli-Mathis (Grüsch), Papa, Pedrini, Schutz, Stiffler (Davos Platz), Stiffler (Coira), Troncana-Sauer, Waidacher, Widmer-Spreiter, Bossi, Föhn, Gugelmann, Gujan-Dönier, Natter, Padrun-Valentin, Pfister

Risposta del Governo

L'incarico richiede di modificare in tempi rapidi l'art. 10 della legge sull'energia (LGE; CSC 820.200) in modo tale che venga eliminata la limitazione secondo cui per riscaldamenti fissi a resistenza debba essere utilizzata elettricità prodotta in modo pulito per quanto riguarda lo stoccaggio e il consumo di elettricità. L'incarico viene motivato con il fatto che le capacità di stoccaggio in relazione alle tipologie di produzione di energia volatili (soprattutto eolica e fotovoltaica) sarebbero importanti e che sarebbe disponibile elettricità in eccesso.

Nel settore dell'efficienza energetica, conformemente all'art. 9 cpv. 3 della legge federale sull'energia (LEne; RS 730.0), i Cantoni devono emanare tra l'altro prescrizioni relative all'utilizzo di riscaldamenti fissi a resistenza elettrica. Con l'art. 10 LGE, questo incarico di legge è stato attuato. La regolamentazione secondo cui nuovi riscaldamenti fissi a resistenza elettrica nonché sistemi elettrici diretti per il riscaldamento dell'acqua calda sanitaria in edifici abitativi non sono di principio ammissibili, corrisponde alla regolamentazione del Modello di prescrizioni energetiche armonizzato dei Cantoni, il cosiddetto MoPEC (messaggio del 12 gennaio 2010 relativo alla LGE, quaderno n. 8/2009 – 2010, pag. 283 segg., 322). Il motivo risiede nel fatto che la produzione di calore tramite applicazioni elettriche è inefficiente. Una pompa di calore necessita ad esempio solo di circa un terzo dell'energia impiegata per un riscaldamento elettrico.

A prescindere da ciò, l'odierna politica climatica ed energetica mira alla sostituzione di vettori energetici fossili con energie rinnovabili. Tale obiettivo potrebbe sì essere raggiunto anche tramite impianti elettrici per la produzione di calore, i quali vengono alimentati da elettricità prodotta in modo pulito. Questa è tuttavia una richiesta che non può essere attuata nel quadro della legislazione edilizia (prescrizioni edilizie energetiche). Ciò sarebbe possibile solo con una prescrizione d'esercizio, cosa che significherebbe che il mix elettrico di tutti i consumatori con riscaldamenti elettrici dovrebbe essere verificato periodicamente (ad es. ogni anno). Tale verifica comporterebbe un onere sproporzionato nell'esecuzione.

È vero che per l'approvvigionamento di energia elettrica sicuro, oltre a interventi tecnici di regolazione, sono soprattutto necessarie sufficienti capacità di potenza e di stoccaggio. Le reti di approvvigionamento con i relativi trasformatori devono inoltre essere distribuite sul territorio in modo tale che possano essere fornite le necessarie potenze di punta. L'aumento delle istallazioni di riscaldamenti elettrici non appiattisce tuttavia la curva della domanda. Verrebbero installati soprattutto riscaldamenti diretti (ad es. riscaldamenti a infrarossi), poiché questi, rispetto a riscaldamenti ad accumulazione, sono nettamente più convenienti per quanto riguarda l'investimento e inoltre possono essere installati in modo relativamente semplice. Tali riscaldamenti sarebbero tuttavia in esercizio (stagione invernale) quando l'energia dalla forza idrica potrebbe essere venduta ancora relativamente bene sul mercato. Dal punto di vista della forza idrica, una regolamentazione di questo tipo deve essere qualificata come sbagliata. Con un'abrogazione dell'art. 10 LGE cambierebbe relativamente poco anche per quanto riguarda la produzione di acqua calda sanitaria, poiché già oggi in estate è permesso produrre acqua calda sanitaria tramite impianti elettrici.

Il Governo conosce bene il difficile contesto di mercato attuale. Tali difficoltà non possono tuttavia essere ridotte con l'abrogazione dell'art. 10 LGE. A medio termine, questo modo di procedere - come già menzionato - comporterebbe un ampliamento dell'infrastruttura di rete e renderebbe nettamente più difficoltosa la sicurezza di approvvigionamento, soprattutto nella stagione fredda, quando gli impianti fotovoltaici e gli impianti idroelettrici producono poco e al contempo i riscaldamenti elettrici sono in funzione. Poiché si deve partire dal presupposto che verrebbero installati pochi riscaldamenti ad accumulazione, ma molti riscaldamenti diretti, a questo riguardo l'argomento dello stoccaggio non è convincente. Inoltre, tramite prescrizioni d'esercizio, che rappresenterebbero un onere esecutivo sproporzionato, dovrebbe essere garantito l'uso esclusivo di energie rinnovabili. Considerando tutti i vantaggi e gli svantaggi, il Governo chiede di respingere l'incarico Müller.

31 agosto 2016