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Informazioni di tipo generale

Le zone di protezione della selvaggina, denominate anche bandite di caccia, sono zone definite dal Governo con divieto assoluto di caccia (zone di protezione della selvaggina generali) e particolari (rifugi dalla caccia alta, rifugi per lepri ecc.). Costituiscono un mezzo importante per la pianificazione della caccia. Sono considerate zone di protezione della selvaggina anche quelle definite dal Consiglio federale come bandite federali di caccia e il Parco nazionale svizzero. Nelle zone di protezione della selvaggina la caccia è limitata o completamente vietata. L’obiettivo è quello di disporre di una selvaggina sana e vicina alla natura attraverso la regolazione e la pianificazione della caccia. Le zone di protezione della selvaggina sono marcate in giallo/rosso. Demarcano i confini delle zone di protezione della selvaggina e non sentieri escursionistici.

CSC 740.200 - Ordinanza relativa alle zone di protezione della selvaggina (OZPS)

Mappe delle zone di protezione della selvaggina (in tedesco)

Uso delle mappe interattive in internet 

Le zone di protezione della selvaggina sono state ridefinite nel 2016. In internet possono essere cercate, selezionate, visualizzate e stampate in una mappa interattiva. A tale scopo, potete utilizzare il link indicato sopra

La stampa della mappa non è giuridicamente vincolante.

Per stampare, cliccare sul simbolo di stampa. Si prega di notare che la stampa è impostata in formato orizzontale.

Le mappe in internet non sono completamente esatte, perché sono state registrate su una base di 1:25'000, mentre vengono visualizzate con una mappa di sfondo in scala 1:50'000. Resta giuridicamente vincolante la delimitazione delle zone secondo la decisione del Governo del 21 agosto 2018, pubblicata nel Foglio ufficiale del Cantone dei Grigioni il 23 agosto 2018. Altrettanto vale per la marcatura dei territori.

Come nascono le zone di protezione della selvaggina?

Il concetto di delimitazione di zone di protezione della selvaggina

Le zone di protezione della selvaggina sono un importante strumento per la pianificazione della caccia. Sono necessarie per il mantenimento degli effettivi della selvaggina, poiché li proteggono all’interno dei loro importanti spazi vitali dai disturbi provocati dall'esercizio della caccia. Servono però anche a mantenere la struttura naturale degli effettivi.

Nella delimitazione delle zone di protezione della selvaggina vanno osservati principi universali. Per poter disporre di una buona distribuzione della selvaggina, occorre delimitare numerose zone di protezione di dimensioni contenute. Infatti, se le aree sono troppo grandi, c’è il rischio che la selvaggina vi si assembri. Pertanto, le zone di protezione della selvaggina vanno definite in modo tale che soddisfino le esigenze della selvaggina in materia di cibo, copertura e protezione. Infine, è essenziale che tali zone siano possibilmente ben riconoscibili per i cacciatori. Per la delimitazione di regola si scelgono quindi punti e linee che siano evidenti. Oltre a questi principi universali, vanno inoltre osservati gli specifici criteri biologici relativi alle singole specie di selvaggina e di uccelli. Per quanto riguarda i cervi, le zone di protezione devono essere più piccole, per evitare indesiderati assembramenti di cervi e garantire una buona distribuzione orizzontale di questa specie nello spazio vitale.

Per i camosci, si delimitano principalmente zone di protezione della selvaggina al di sopra del limite del bosco, per evitare che durante la caccia vi sia uno spostamento dei camosci nel bosco sottostante e prevenire danni provocati da essi. In quanto ai caprioli, la delimitazione delle zone di protezione ha un influsso limitato sulla distribuzione territoriale. I rifugi per lepri vengono definiti da un lato attraverso lo spostamento di zone di protezione della selvaggina esistenti e dall’altro delimitando zone prioritarie (aree per lepri). I rifugi per selvaggina da penna si concentrano principalmente sulla tutela dei tetraoni, mentre i rifugi per selvaggina da penna acquatica comprendono di regola le vere e proprie zone prioritarie come siti di riproduzione e importanti zone di transito.

Un mosaico di zone con e senza caccia

Nell’ambito del nuovo disciplinamento del 2016, il numero di zone di protezione della selvaggina è stato aumentato da 215 a 230, il numero di rifugi dalla caccia alta da 19 a 22 e quello di rifugi dalla caccia bassa da 44 a 53. Per le altre categorie di rifugi, sono stati delimitati come in precedenza un rifugio per caprioli e 22 rifugi per marmotte. Il numero di rifugi per lepri è stato ridotto di otto unità, arrivando a 46 rifugi. Il numero di rifugi per selvaggina da penna e per selvaggina da penna acquatica è aumentato passando a 21, rispettivamente 46 unità. Complessivamente, il numero delle zone cantonali di protezione della selvaggina è passato da 411 a 441.

L’area complessiva interessata tuttavia è diminuita, passando da 755 km² a 739 km². Insieme al Parco nazionale svizzero e alle sei bandite di caccia federali, l’area complessiva di zone di protezione della selvaggina ammonta a 1114 km². Gli ungulati non possono essere cacciati su un’area di 742 km², le lepri comuni e variabili non possono essere cacciate su un’area di 929 km² e fagiani di monte e pernici bianche su un’area di 907 km².

Le zone di protezione della selvaggina e le prescrizioni per l'esercizio della caccia garantiscono un esercizio della caccia regolamentato nei Grigioni.

Riconoscere le zone di protezione della selvaggina

Le zone di protezione della selvaggina sono marcate in rosso-giallo.

D’estate, in numerosi posti del nostro Cantone gli escursionisti trovano punti contrassegnati in rosso-giallo: è consigliato non seguirli. Sono infatti le delimitazioni delle zone di protezione della selvaggina, che vengono regolarmente rinnovate dai guardiacaccia e spesso si trovano lungo corsi d’acqua, crete o curve di livello. Anche se le zone di protezione della selvaggina sono principalmente rivolte ai cacciatori, queste aree di ritiro per la selvaggina devono possibilmente essere rispettate anche dal resto della popolazione.

Qual è l’utilità delle zone di protezione della selvaggina?

La bandita di caccia - un vecchio strumento per l’aumento della selvaggina

Quando nel 1877 è stata introdotta la licenza di caccia grigionese, le poche ma molto estese bandite federali di caccia erano le uniche zone in cui la caccia era proibita. In parte si estendevano su più valli, ma ogni 5 anni dovevano essere completamente cambiate. In questo modo, l’effettivo di camosci poteva essere ridotto in breve tempo. Il Cantone ha cominciato già nel 1910 a delimitare proprie zone di protezione della selvaggina.

Un importante strumento per la pianificazione della caccia

Oggigiorno, la distribuzione della selvaggina nello spazio vitale è gestita con una raffinata rete di varie zone di protezione della selvaggina che, complessivamente, per gli ungulati corrisponde a solo il 10% della superficie cantonale. Una buona distribuzione della selvaggina è la ricetta per il successo di una caccia efficiente, che tra l'altro permette di contenere i danni della selvaggina. La piccola quota di aree protette dalla caccia richiede per le zone aperte alla caccia ulteriori disposizioni sotto forma di regolamenti specifici sugli abbattimenti. O viceversa: le differenziate prescrizioni per l'esercizio della caccia, come la protezione del cervo con grandi palchi, permettono di far sì che anche per una caccia sostenibile sia sottratta soltanto una parte relativamente ridotta della superficie del Cantone.

La selvaggina trova le zone in cui non si caccia

Gli obiettivi delle zone di protezione della selvaggina variano a seconda della specie. Per quanto riguarda la selvaggina minuta come lepri, tetraoni e uccelli acquatici, di regola vengono protette dalla caccia le zone prioritarie. Per queste specie anche l’area di protezione è notevolmente più estesa e ammonta a più di 900 km². Per quanto riguarda i caprioli, le zone di protezione rivestono un ruolo subordinato, poiché durante i sei mesi di bella stagione, sia i maschi che le femmine vivono nel proprio il territorio. Per il cervo, si mira a una distribuzione possibilmente vasta durante i mesi estivi. Per quanto riguarda i camosci, le zone di protezione della selvaggina aiutano gli animali a utilizzare bene l’area alpina, facilmente perturbata dalla caccia. I cervi in particolare, durante la caccia trovano molto velocemente le zone che non possono essere praticate dai cacciatori. Se pensiamo alle spiccate capacità di orientamento di cui questa specie dispone grazie all’olfatto, che superano di gran lunga le nostre, questo fatto non sorprende. Ecco perché noi non siamo praticamente in grado di percepire le informazioni «che aleggiano nell’aria». Gli animali che nel corso dell’evoluzione sono riusciti adattarsi alla caccia da parte di lupo, lince e orso, sono stati costretti a sviluppare questi sensi per sopravvivere.