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Tassa d'incentivazione sulle fonti energetiche non rinnovabili quale prezzo dell'ingresso al libero mercato dell'energia
In base alla Conferenza dei governi dei cantoni alpini (CGCA) il prezzo dell'ingresso al libero mercato dell'energia deve essere pagato tramite una tassa d'incentivazione sulle fonti energetiche non rinnovabili. I mezzi derivanti da tale tassa dovranno essere utilizzati per un periodo transitorio per il finanziamento degli investimenti non ammortizzabili nonché per il promovimento delle fonti energetiche rinnovabili. Scaduto il periodo di transizione la tassa dovrà essere allestita con delle quote dello Stato neutrali.

Il cambiamento del sistema di mercato ha il suo prezzo
L'apertura del mercato energetico riporterà notoriamente delle conseguenze dal profilo finanziario e ambientale se la trasposizione del sistema di mercato non viene munita di rispettive linee direttive. I punti essenziali sono: gli "Investimenti non ammortizzabili" (INA) nonché il "Dumping ecologico". Quale misura primordiale atta a ridurre le conseguenze negative la CGCA pretende l'introduzione di una tassa d'incentivazione per le energie non rinnovabili. Contemporaneamente il finanziamento degli INA dovrà essere connesso a severi criteri. Viene proposto un obbligo di pegno e di rimborso.

L'accenno di soluzione scelto è troppo incerto

Il disegno circa una legge concernente il mercato dell'energia elettrica (disegno LME) cerca di risolvere il problema degli INA con due misure. Da una parte con un'apertura graduale del mercato. Gli inevitabili INA dovranno inoltre essere finanziati da parte dell'economia energetica tramite un sovrapprezzo sul trasporto dell'energia. Ad eccezione del Cantone Nidwaldo la CGCA considera poco realizzabile tale modello per i seguenti motivi:
1. Chi intende neutralizzare gli INA con un'apertura ritardata del mercato sottovaluta l'efficacia dei mercati. La maggior parte dei paesi membri dell'UE perseguirà delle quote d'apertura al mercato notevolmente più elevate che quelle minime prescritte dall'UE. L'economia energetica svizzera risentirà quindi maggiormente di una necessità ad agire. Se infatti intende inserirsi negli interessanti mercati esteri, la Svizzera deve ben presto anch'essa aprire il suo mercato per motivi della reciprocità. L'apertura al mercato effettuata passo per passo comporta inoltre il rischio di essere soppressa nel mercato interno tramite la costruzione di nuovi centrali a gas combinate nonché di nuovi impianti di produzione combinata elettricità-calore. Al posto quindi di ridurre l'eccesso di capacità ne viene creato un'ulteriore il ché accentua a sua volta i problemi collegati all'energia e all'ecologia.
2. Il modello INA previsto nel disegno LME si appoggia alla libera volontà del settore energetico. Incombe alle singole imprese di distribuzione e di approvvigionamento energetico (IDAE) richiedere una soprattassa sul prezzo per la fornitura di energia elettrica. Risulta oggettivamente insostenibile addossare la soprattassa INA ad una determinata regione (di distribuzione) geograficamente stabilita, motivo per cui ciò porterebbe ad un'insostenibile ineguaglianza giuridica. Di conseguenza può essere accettata soltanto una soluzione con la quale tutti gli utenti della Svizzera verrebbero assoggettati ad una soprattassa INA uguale per tutti. In base agli svariati interessi nel settore energetico abbiamo però seri dubbi per quanto concerne la necessaria solidarietà nel riscuotere a livello svizzero una soprattassa.

La tassa d'incentivazione risulta essere lo strumento più attendibile
Con la tassa d'incentivazione sulle fonti energetiche non rinnovabili gli INA vengono ridotti e contemporaneamente si otterrebbe uno strumento attendibile per il finanziamento degli inevitabili INA. I mezzi accumulati servono inoltre anche al promovimento delle energie rinnovabili. Con una ritenuta di 0,6 ct./kWh ne risulta con un aumento graduale durante i primi quattro anni, dopo dodici anni un importo totale pari a dieci miliardi di franchi. Questo importo viene utilizzato durante un periodo di transizione di dodici anni nella misura della metà ciascuna (0,3 ct./kWh) per l'indennizzo degli INA e il promovimento delle fonti energetiche rinnovabili delle forze idriche, dell'energia solare, del legno da ardere e di altre biomasse ecc. nonché per il promovimento dell'efficienza energetica. Una volta terminato il periodo di transizione l'intera tassa d'incentivazione rifluirà a favore di una riduzione degli oneri complementari direttamente alla popolazione e all'economia. Ciò fa stato per analogia anche per quanto concerne i mezzi accumulati durante il periodo di transizione per l'indennizzazione degli INA ed eventualmente non utilizzati. La tassa d'incentivazione sulle fonti energetiche non rinnovabili e lo strumento più attendibile e flessibile per ammortizzare e neutralizzare le conseguenze negative dell'apertura del mercato energetico.

Criteri più severi per gli INA
Gli INA dovranno essere limitati a casi di grande peso. Per garantire ciò devono essere stabiliti severi criteri per l'indennizzo degli INA. Coloro che si avvalgono di indennizzi devono ad esempio dovere costituire in pegno le loro centrali. Se in un secondo tempo l'andamento degli affari dovesse riprendersi, gli indennizzi dovranno essere rimborsati. Se viene perseguita una politica di sostegno restrittiva nonché sfruttate tutte le opportunità per limitare il dispendio finanziario, basterà la metà del modesto onere di 0,6 ct./kWh per assicurare la produzione indigena minacciata durante il periodo di transizione di dodici anni e per risolvere i problemi INA.

Viene propugnata una società generale di rete svizzera
Alla rete di trasmissione incomberà anche sul mercato libero un abito di monopolio. Per quanto concerne l'allestimento di un esercizio a rete devono quindi essere richiesti notevoli sforzi per quanto concerne l'indipendenza, la non-discriminazione, l'oggettività, la trasparenza (indennizzo, responsabilità ecc.), l'efficienza e la riservatezza. Gli attuali enti operativi delle reti di trasmissione sono però in parte anche attivi in altri campi della produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica, motivo per cui, se non dovesse essere costituita una società generale di rete, essi otterrebbero notevoli vantaggi in merito all'informazione e quindi vantaggi per quanto concerne la concorrenza. Per tale motivo una società generale di rete svizzera, organizzata in base al diritto privato, riuscirebbe a salvaguardare ottimalmente i principi menzionati.

Viene respinta la risolubilità dei contratti esistenti
La prevista risolubilità dei contratti esistenti viene respinta. Esiste oggi un sistema estremamente complesso di contratti concernenti la distribuzione e la consegna dell'energia. Questi sono infatti contrattati a lunga scadenza. Per le disposizioni in materia di consegna dell'energia elettrica nei contratti di concessione, i contratti di concessione verrebbero globalmente messi in questione, vale a dire sostanzialmente, appunto perché le consegne di energia elettrica contrattate, comportano regolarmente il maggiore contraccambio del concessionario per concesso il diritto d'utilizzo acqua. Dal disegno LME non risulta come vengono trattati i contratti con le imprese di energia elettrica estere. Di conseguenza anche tali contratti dovrebbero essere annullabili, altrimenti le imprese svizzere si vedrebbero d'improvviso confrontate a situazioni gravose.


Organo: Governo
Fonte: it Cancelleria di Stato dei Grigioni
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