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Il Cantone dei Grigioni intende rimanere fedele al sistema di gestione dell'effettivo di selvaggina orientato all'ecologia, finora dimostratosi valido. Le misure più importanti rimangono l'attuazione coerente e sostenibile della pianificazione della caccia nonché, la tutela con zone di riposo degli habitat invernali della selvaggina a unghia fessa. Per ridurre importanti morie invernali dovute a inverni eccezionalmente rigidi sono stati elaborati dei programmi di misure d'urgenza su scala regionale.

L'inverno 2008/2009, estremamente rigido, ha provocato un gran numero di capi periti. Lo scorso anno la selvaggina è stata messa a dura prova sulle montagne da un inverno precoce accompagnato da condizioni nevose estreme lungo l'arco alpino principale e da un mese di marzo invernale. Questa situazione è stata criticata da diverse parti ed è stata tra l'altro un argomento anche in Gran Consiglio. L'Ufficio per la caccia e la pesca ha analizzato minuziosamente la situazione. I concetti per la cura della selvaggina sono stati completati da misure d'urgenza per poter alleviare in futuro situazioni critiche simili.

Basi ecologiche per il bosco e la selvaggina
L'approccio ecologico perseguito dal Cantone dei Grigioni mira a degli effettivi di selvaggina idonei agli habitat e a uno sfruttamento sostenibile di tali effettivi da parte della caccia grigionese. Attualmente viene perseguito un principio ecologico anche nell'agricoltura e nell'economia forestale. La strategia della Confederazione si muove anche in questa direzione. Nell'ambito delle direttive della gestione integrale del bosco e della selvaggina essa richiede programmi ecologici bilanciati. Per quanto concerne il foraggiamento invernale di selvaggina a unghia fessa ciò comporta la rinuncia a tale pratica. Ecologia significa però anche accettare una maggiore mortalità durante gli inverni rigidi, dato che rientra in un processo di selezione naturale. Fondamentalmente la selvaggina non deve essere addomesticata attraverso un foraggiamento invernale sproporzionato. La soluzione per la sopravvivenza invernale della selvaggina consiste nel risparmio delle energie nel contesto di una sua distribuzione ottimale nell'habitat invernale.

I principi fondamentali della pianificazione della caccia e della salvaguardia della tranquillità nell'habitat vanno mantenuti
In linea di massima la selvaggina dispone dei presupposti idonei e dei meccanismi di risparmio energetico per poter sopportare anche rigidi inverni in montagna. Camosci o stambecchi non vengono ad esempio mai foraggiati, tuttavia nella maggior parte dei casi sopravvivono anche a inverni rigidi. L'analisi della situazione ha mostrato che il rischio di soccombere all'inverno è più elevato nelle valli ad alta quota con grandi effettivi di selvaggina. Lo scorso inverno l'effettivo di cervi era molto grande. Il rischio di un grande numero di capi periti era cresciuto di conseguenza. Gli animali giovani sono stati maggiormente toccati. Le loro scorte di grassi erano ridotte e le riserve d'energia ben presto bruciate. L'analisi ha mostrato che per ridurre o evitare le perdite invernali è importante una caccia coerente all'effettivo di selvaggina con un'alta concentrazione sulla classe giovane, specialmente nelle vallate alle quote più alte.
Lo scorso inverno ha anche mostrato l'importanza delle zone di riposo per la selvaggina. Ogni fuga supplementare nell'habitat invernale provocata da disturbi costa energia, presente nella selvaggina solo limitatamente sotto forma di riserva di grassi. Se questa riserva è esaurita e durante il rigido inverno le riserve naturali di foraggio sono praticamente irraggiungibili, allora si rischia di morire di fame. La politica attuale di garantire zone di dimora invernale tramite la delimitazione di zone di riposo per la selvaggina con divieto d'accesso deve perciò venire seguita coerentemente anche in futuro.

Misure d'urgenza a complemento dei concetti per la cura della selvaggina durante inverni eccezionali, ma senza foraggiamento invernale
Come ha mostrato lo scorso inverno, gli strumenti a disposizione non sono sufficienti in caso di condizioni meteorologiche eccezionali. I concetti per la cura della selvaggina vengono perciò completati da un capitolo con misure d'urgenza. Queste vengono stabilite a livello regionale e realizzate con l'ausilio di risorse regionali.
I programmi di misure d'urgenza sono stati elaborati di comune accordo dall'Ufficio per la caccia e la pesca, dall'Ufficio forestale dei Grigioni, dai proprietari di boschi (comuni) e dall'organizzazione per la cura della selvaggina dell'Associazione dei cacciatori grigioni con licenza. Essi contengono un catalogo di singole misure definite con precisione, riguardanti la salvaguardia della tranquillità nell'habitat, il taglio di arbusti e rametti e l'apporto di fieno. Fondamentalmente la selvaggina deve rimanere nella dimora invernale scelta, non va attratta con foraggio nei dintorni delle zona urbanizzate.

Quando sussiste una situazione d'urgenza?
Una situazione d'urgenza deriva dalla combinazione di fattori sfavorevoli, come ad esempio un inverno precoce con prolungati periodi freddi, abbondanti quantità di neve, inverno lungo e limitata libertà di movimento della selvaggina. Una situazione d'urgenza è caratterizzata da un aumento improvviso del numero di capi periti. La decisione di procedere a misure d'urgenza viene presa dal direttore del Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste, su richiesta dell'Ufficio per la caccia e la pesca e dell'Ufficio forestale dei Grigioni.


Persone di riferimento:
- Dr. Georg Brosi, capo dell'Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni, tel. 081 257 38 92
- Hannes Jenny, biologo della selvaggina, Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni, tel. 081 257 38 92


Organo: Ufficio per la caccia e la pesca
Fonte: it Ufficio per la caccia e la pesca
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