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Su incarico del Governo grigionese, un team di ricercatori condotto da Tanja Rietmann ha esaminato le cosiddette misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni. Lo studio è ora stato pubblicato e fa luce su internamenti amministrativi, collocamenti extrafamiliari e misure di interdizione disposti nei Grigioni dal XIX secolo a oggi.

Con la "casa di correzione Realta", a metà del XIX secolo il Cantone dei Grigioni ha aperto uno dei primi istituti di questo tipo in Svizzera. Le autorità tutorie potevano internarvi persone povere "dissolute", "fannullone" e "vagabonde" e trattenerle anche per anni, senza che avessero commesso alcun reato. In un'epoca in cui la povertà veniva interpretata in primo luogo quale fallimento individuale, si intendeva in tal modo educare queste persone e trasmettere loro una disciplina. A tale proposito esistevano differenze di genere: dagli uomini ci si attendeva innanzitutto operosità e moderazione (nel consumo di alcol), mentre le donne venivano valutate soprattutto in base alla loro morigeratezza, principalmente quella sessuale.

Pluralità di assistenza difficilmente definibile
Realta era previsto quale luogo in cui esercitarsi nella pratica di un'attività lucrativa regolare, di conseguenza vi venivano internati prevalentemente uomini. Questo istituto rappresentava una caso particolare tra gli istituti svizzeri di lavoro forzato, in quanto praticamente sin dall'inizio venivano ammessi o collocati anche i "pazzi" e altre categorie di persone emarginate. Intorno al 1946 Realta è stato criticato per essere un istituto con una "pluralità di assistenza difficilmente definibile di malati mentali da un lato, di criminali e persone abbandonate dall'altro". Nel frattempo la molteplicità dell'istituto era anche stata considerata vantaggiosa: era semplice trasferire i detenuti da una sezione all'altra, a seconda della situazione. Si stima che nel lungo periodo compreso tra il 1855 e il 1981, durante il quale a Realta erano possibili gli "internamenti amministrativi" nel senso sopra descritto, le persone interessate siano state circa 1500.

Autorità tutorie non all'altezza del compito
Lo studio ora pubblicato pone in relazione tra loro tali fatti, che fanno parte del tema delle "misure coercitive a scopo assistenziale", e li tratta quale parte della storia della pubblica assistenza e dello Stato sociale. Vengono analizzate le autorità agenti nonché le basi legali e si cerca di quantificare diverse misure: oltre agli internamenti amministrativi, in particolare i collocamenti extrafamiliari presso istituti e famiglie affilianti nonché le interdizioni. Nei Grigioni, gli attori principali operanti in questo ambito tematico erano le autorità tutorie, organizzate a livello di circolo. Le leggi vigenti concedevano loro un enorme margine di manovra, prevedevano però anche procedure molto complicate e un'audizione degli interessati in uno stadio molto precoce. Sovente le autorità di milizia, retribuite poco o nulla, non erano all'altezza dei loro compiti, cosa che poteva portare a decisioni ampiamente arbitrarie.

Parte relativa all'elaborazione: analisi scientifica e messa a disposizione dei dati
Da anni è riconosciuto che a numerose persone interessate da misure coercitive a scopo assistenziale è stato fatto un torto. Tra le misure di riparazione dei torti rientra un'ampia elaborazione scientifica dell'accaduto. Lo studio pubblicato offre un contributo in tal senso.
Grazie al fondo di solidarietà istituito dalla Confederazione, dal 1° aprile 2017 le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale hanno la possibilità di presentare una domanda di indennizzo finanziario. Gli interessati possono rivolgersi all'Ufficio cantonale di consulenza per l'aiuto alle vittime, che li sostiene nella presentazione delle domande. Per quanto possibile, le domande dovranno essere corredate da documentazione probatoria. Per agevolare tale compito, l'incarico conferito al team di ricercatori comprendeva anche l'allestimento di una panoramica completa relativa agli atti esistenti riguardo alle misure coercitive a scopo assistenziale. Questa panoramica agevola l'Archivio di Stato dei Grigioni nello svolgimento del suo incarico di sostenere gli interessati nella ricerca di atti.
Lo studio è stato pubblicato quale volume 34 della collana dell'Archivio di Stato "Quellen und Forschungen zur Bündner Geschichte (QBG)", la quale tratta delle fonti e delle ricerche storiche grigionesi. Esso può inoltre essere scaricato gratuitamente dal sito web dell'Archivio di Stato dei Grigioni (www.sag.gr.ch) unitamente alla panoramica degli atti.

Fotografia:
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Allegati:
- Fact Sheet
- panoramica degli atti
- studio: Tanja Rietmann, Fürsorgerische Zwangsmassnahmen. Anstaltsversorgungen, Fremdplatzierungen und Entmündigungen in Graubünden im 19. und 20. Jahrhundert (QBG 34), Coira 2017


Persone di riferimento:
- Consigliere di Stato Martin Jäger, tel. 081 257 27 01, e-mail Martin.Jäger@ekud.gr.ch
- Reto Weiss, archivista di Stato, tel. 081 257 28 01, e-mail Reto.Weiss@sag.gr.ch


Organo: Dipartimento dell'educazione, cultura e protezione dell'ambiente
Fonte: it Dipartimento dell'educazione, cultura e protezione dell'ambiente
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