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Hamid Qasmi è fuggito in Svizzera con poco, ma aveva comunque molto con sé: curiosità, apertura e determinazione di conseguire un traguardo. Oggi, questo padre di famiglia è nel pieno della vita professionale e si impegna quale mediatore interculturale e interprete. In questo modo può trasmettere tutto ciò che 15 anni fa gli è mancato. E se ha bisogno di quiete, trova rifugio tra le vette.

Una volta raggiunta una cima, Hamid Qasmi vede più di un semplice panorama. «È uno sguardo d'insieme assoluto», dice. «Come nella vita, solo con un po' di distanza si riconosce da dove si arriva e dove si vuole andare.» Per Hamid Qasmi, nato in Afghanistan, camminare non è solo un modo per staccare dalla vita quotidiana. È anche il simbolo della sua ascesa personale: in salita, una sorpresa continua. Tuttavia, si è rimboccato le maniche sin dall'inizio.

Oggi, questo padre di famiglia 34enne riveste una funzione dirigenziale per Holcim nel cementificio di Untervaz. Questa storia di successo è iniziata nel 2010 con la fuga in Svizzera. «A dire il vero volevo andare in Norvegia perché conoscevo qualcuno che viveva lì. Non avevo mai considerato la Svizzera». Anche il fatto di essere finito in un Cantone di lingua tedesca è stato un puro caso, un caso fortunato. Perché grazie a una soldatessa tedesca della NATO, con cui aveva stretto amicizia in Afghanistan, parlava un po' di tedesco.

«Sono curioso, mi relaziono agli altri con uno spirito aperto», dice. «Questo mi ha spesso aiutato.» Al suo arrivo a Coira, nonostante le esperienze negative ha chiesto a un agente di polizia dove fosse il centro di prima accoglienza ed è stato prontamente accompagnato. Un gesto inaspettato che ancora oggi lo tocca profondamente. Presto ha iniziato a tradurre nel centro per richiedenti l'asilo, perché è bravo sia con l'inglese sia con il contatto con le persone. È seguito un duro periodo di procedure d'asilo durato quattro anni e mezzo. Un periodo di incertezza, senza prospettive concrete, senza possibilità di fare piani. Ciononostante ha fatto di tutto per inserirsi cercando lavoro e arrivando a rivolgersi anche alle persone in piscina. Alla fine ha trovato un lavoro in una fabbrica di carne. «Purtroppo senza sapere che servisse un permesso», dice ridendo. Fortunatamente, la questione si è risolta presto. Tuttavia, la storia ha lasciato il segno: «Quando la vita cambia tutto d'un tratto, alle volte si fa un buco nell'acqua.» Ha risparmiato ogni centesimo per i corsi di tedesco alla Scuola Club Migros e ha fatto progressi. Ripensandoci racconta: «Gli amici non capivano: non solo pagavo di tasca mia, ma lo facevo anche prima della decisione d'asilo.» Ma Hamid Qasmi è una persona che vede il bicchiere mezzo pieno. «La Svizzera avrebbe potuto togliermi il futuro nel Paese, ma non quello che avevo imparato.» La sua tenacia è stata ripagata. Alla decisione d'asilo positiva è seguito il job coaching presso il Servizio specializzato per l'integrazione. Date le sue competenze, gli fu consigliato un apprendistato che trovò ben presto dopo una fase di orientamento e un periodo di pratica quale operatore di linee di produzione presso la EMS-Chemie. «A scuola ho avuto un po' di difficoltà, ma sono stato sostenuto e incoraggiato dai superiori. Ho concluso con la nota 5.5.»

Hamid Qasmi trasmette le sue esperienze anche in veste di interprete e quale mediatore interculturale presso il Servizio specializzato per l'integrazione. Gli sta particolarmente a cuore far passare il messaggio che una presunta scorciatoia può trasformarsi in un frustrante vicolo cieco. «Molti vogliono guadagnare soldi troppo in fretta, accettando qualsiasi lavoro.» Ribadisce sempre che a lungo termine il percorso attraverso un apprendistato o un'altra formazione paga, che «altrimenti non sarei mai arrivato al mio lavoro carico di responsabilità e a un buon salario.» Soprattutto i giovani vengono influenzati da immagini irrealistiche sui social media. Perché lo ascoltano? «Perché vedono in me qualcuno che conosce la loro realtà.» Le sue qualità sono apprezzate anche altrove: alla cerimonia per il certificato dopo il ciclo di formazione quale mediatore, «perfino» un consigliere di Stato si sarebbe congratulato con lui e gli avrebbe chiesto se fosse già naturalizzato. E lo è? «Quasi», risponde Hamid Qasmi. «Aspetto solo la lettera ufficiale da Berna.»

L'abbiamo capito, ad Hamid Qasmi non piace aspettare. E quindi parte verso un'altra cima. «C'è qualcosa di magico che mi attira verso i sentieri escursionistici. Una volta ho addirittura prestato servizio di volontariato per una settimana e ho aiutato a costruire sentieri escursionistici a Tschierv», racconta con orgoglio. «Mi affascina quanta pianificazione e soprattutto quanta dedizione ci sia dietro a tutto questo, così che anche altri possano raggiungere in sicurezza la meta.» Un finale perfetto per questo ritratto.

 

 


Testo: Philipp Grünenfelder