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Il cardiochirurgo Ingo Kaczmarek ha lasciato una brillante carriera e ha costruito una nuova vita a Vals. Tra sci alpinisti, cave e barriere linguistiche, oggi è un appassionato medico del villaggio.

«Guarda, è lì che abita il papà»: Ingo Kaczmarek non dimenticherà mai questa frase dei suoi figli. Si riferivano all'ospedale universitario di Monaco di Baviera, dove da anni lavorava come cardiochirurgo e responsabile del reparto trapianti di cuore. «Lavoravo 24 ore su 24. Ma vivevo? Vedevo i miei figli? A malapena.» A un certo punto, il desiderio di una vita diversa ha preso il sopravvento: meno pressione in termini di tempo, meno gerarchia ospedaliera, più vicinanza e, soprattutto, più vita familiare quotidiana. Ha quindi cominciato a navigare tra gli annunci di lavoro fino a quando gli è saltato all'occhio un piccolo annuncio da Vals. Cerchiamo un medico di valle con dispensazione diretta. «Non sapevo nemmeno cosa fosse», dice sorridendo. Lo sapeva però Google (dispensazione diretta di medicamenti), che mi ha suggerito anche dove si trova Vals (in montagna). «E si trova anche nei pressi di Flims, dove mia moglie mi aveva insegnato a sciare da giovane.» Alla fine non è stato difficile prendere una decisione, e così nel 2013 si è trasferito con la sua famiglia nel comune che cercava urgentemente un successore per lo studio medico del villaggio. È stata una fortuna, perché la Svizzera ha bisogno di molti più medici di quanti ne formi. In molti luoghi ne mancano non solo negli studi dei medici di famiglia, ma anche negli ospedali e in altri settori. E la domanda continua ad aumentare a seguito dell'invecchiamento della popolazione nonché dell'aumento delle malattie croniche.

Un inizio imprevedibile
Per Ingo Kaczmarek il cambiamento è stato notevole, nonostante l'esperienza di medicina generale nel reparto trapianti, una sorta di studio medico per 600 pazienti affetti da malattie croniche. «Per questo mi sono preparato in anticipo, nel tragitto in metropolitana da casa all'ospedale leggevo libri e, in Svizzera, ho seguito corsi su ecografie, analisi di laboratorio e ingessature.» In questo modo ha potuto rinfrescare sistematicamente le conoscenze tecniche, mentre i cambiamenti sociali per lui e per la famiglia erano imprevedibili. Vals non è Monaco e il piccolo comune ha le sue peculiarità, come Ingo Kaczmarek ben sa. Lascia intendere che anche la storia della sua nuova patria lo affascina, e racconta del tedesco parlato a Vals e della sua storia di immigrazione nei Grigioni di lingua romancia. «Per molto tempo ha prevalso l'isolamento per tutelare la propria identità e la propria trasmissione ereditaria. A volte se ne percepiscono ancora le tracce.» Lo stesso Ingo Kaczmarek nel frattempo è stato naturalizzato, all'unanimità.

Una voce nel coro plurilingue di Vals
Nel suo studio medico, incontra tante lingue quanti sono le preoccupazioni e i dolori: romancio, portoghese, italiano, a volte anche tigrino. «Quando è impossibile capirsi, usiamo Google Translate oppure comunichiamo con mani e piedi. L'importante è capirsi.» Le persone lavorano nell'agricoltura, nella cava di pietra, alle sorgenti di Vals, nel turismo. «E la figlia di una famiglia portoghese ora lavora nell'amministrazione comunale», Ingo Kaczmarek è lieto di abitare a Vals, un villaggio anche aperto e plurilingue. «Senza immigrazione», dice, «anche qui le cose non funzionerebbero.» Certo, a volte gli manca la vita urbana di una grande città. L'opera, un locale di tendenza. Ma le montagne a portata di mano, la natura, il contatto diretto con la gente? «Imbattibili.» In ogni caso, non si annoia mai: «In inverno ci sono gli sciatori, in estate ci sono gli amanti della mountain bike. Da fare non mi manca.» Ingo Kaczmarek si sente a casa, con lo sguardo attento e un umorismo asciutto: «Svolgo questo lavoro molto, molto volentieri. La popolazione è riconoscente e pochissimi vorrebbero rimpatriarmi.»

 

 

 

Testo: Philipp Grünenfelder